amori immorali

Ci hanno insegnato che esistono alcuni modi giusti di amare. Possiamo amare solo chi ci ama. Altrimenti, indici morali ci si puntano contro da ogni lato, ci indicano l’errore, la perversione, ci condannano al disprezzo, all’odio, alla tortura di sradicare quanto abbiamo di più caro dal nostro animo. Non è concepibile pensare alternative, non sembra possibile sfidare un tabù che si confonde con la struttura della natura umana e del reale. Uno spirito tanto mal fatto da perseverare nel volere ciò che non può essere voluto è sempre in lotta contro tutto e tutti, una lotta insensata, illegittima, sporca, impari, una lotta contro gli elementi, contro l’ordine delle cose. Ogni voce dice che non bisogna lottare, e perché continua? La lingua stessa, la lingua di un buonsenso millenario, lotta contro di lui e gli impedisce di articolare le sue ragioni. Non gli resta nessun sostegno eccetto la sua incrollabile certezza di amare, non come un diritto sacro, non come una qualità morale, solo come un nudo, chiaro, ostinato fatto davanti al quale tutto il resto del suo mondo si piega. Un fatto di per sé impotente a suscitare qualsiasi giustificazione, e tantomeno reazioni che lo capiscano, lo accettino, lo valorizzino, lo accolgano nei mondi degli altri. Un fatto solitario, muto, indifeso, rigettato da ogni coerenza, da ogni ragione. Eppure presente, radicato, duro. Un grumo torbido, brutto secondo ogni canone, malato secondo secondo ogni medicina, che grida vendetta e reclama a gran voce per sé la somma bellezza e il sommo valore. Perché della bellezza e del valore ha qualcosa, solo che, povero lui, è nato e ha attecchito dove non doveva, su un terreno proibito. Dal momento che questa lotta maledetta mi è stata appioppata dalla vita, dal momento che l’amore che porto è quanto di più profondo esista in me, non ho scelta, la conduco, e voglio condurla fino in fondo, voglio mettere in dubbio le infinite voci che mi condannano, gli infiniti fatti che mi confutano, gli infiniti princìpi in nome dei quali sono bandita. Voglio essere felice e anche se so che questa fortuna mi è preclusa voglio urlare il mio desiderio e voglio poter farlo senza che intorno a me ci si tappi le orecchie con pietoso disgusto. Voglio che sia possibile far capire agli altri il senso del mio amore, dei miei amori, voglio costruire questo senso e dargli un posto nel mondo, fosse anche un posto un po’ rintanato.