zanzara

Dammi il tuo braccio sicuro e distinto,
fatto affusolato, lungo e armonioso
da una natura nel tempo graziosa,
e fatto forte, flessibile e svelto
dal tuo volere che pare divino
da qui fuori, per noi piccoli insetti.
Voglio sentire la tua pelle umana
con le squame scure, e che il mio peso,
senza rilievo nel mondo complesso,
assurga all’altezza celeste del tuo,
a riposo le mie ali inutili
e stanche rubando un frammento
della tua evoluzione gloriosa.
Solo un basso istinto di parassita
mi è stato dato, per portare avanti
nello spazio-tempo senza certezze
le mie inconsistenti ambizioni.
Voglio il tuo corpo, voglio il tuo spirito,
voglio volare oltre ai baratri
di differenze di specie e di storia;
ma non ho un sentire e parole elevati,
non corpo bello né anima ricca,
ho solo il mio pungiglione molesto,
con cui non un millilitro d’amore
bensì qualche goccia fuori contesto
posso succhiarti, indesiderata,
prima che tu, irritato e deciso
mi ricacci lontano nel vento
con un colpo di mano veloce.