messaggio ai vincitori

Mentre torno verso casa dopo una serata in centro, i professionisti curati e dinamici si diradano per lasciare spazio a sempre più gente stramba, sfigata, ubriachi e derelitti senza speranze. Forse è vero che è saggio frequentare persone del proprio livello. Conosco bene ormai questa sensazione schizofrenica. La sensazione di capire, che i miei pensieri abbiano un valore, inculcatami da qualche maestro delle scuole di ordine inferiore e scelleratamente confermata da un paio di selettivi concorsi superati per una botta di culo. E la sua imperiosa smentita da parte di autorità che non riconosco del tutto ma che al tempo stesso nemmeno posso disconoscere. Professori universitari, conferenzieri, colleghi, manager, giovani donne e uomini in carriera conosciuti al bar, il mondo che ce l’ha fatta. Forse proprio quel mondo di cui quei maestri e quelle maestre speravano che, con i loro incoraggiamenti e le loro benedizioni, avrei potuto entrare a far parte (ricordandoli con gratitudine). No, mi dispiace, vi ho delusi, anche se immagino che non ve ne freghi un cazzo perché chissà quante bambine e bambini avete sviato con le vostre carezze velenose. Ma non ho deluso me stessa, e non perché con orgoglio consapevole e permaloso rifiuto di adeguarmi ai cosiddetti standard, no (non solo) ma (anche) perché non esiste nessuna me stessa al di fuori della credenza, della fede, nel mio proprio pensare. Debole, lacunoso, lento, pigro, ammalato, ma tutto quello che ho per dare senso a questa vita. Per questo ogni tanto penso che dovrei smettere di frequentare gli eletti che il mondo reale ha autorizzato a ritenersi superiori, che con il loro mal celato o dichiarato disprezzo per la mia debolezza e la mia stupidità mi ricordano sempre quanto poco il mio senso e la mia vita valgano. Non so cosa mi attragga a svolazzare masochista intorno alla loro luce come una brutta falena marrone. Comunque vorrei mandar loro un messaggio.

Sì, in questo mondo voi siete i vincitori. Secondo le leggi di questo mondo, voi valete più di me e dei miei simili, in dollari prestigio probabilità di riprodurvi ecc. Ma questo mondo non è mai stato, non è e non sarà mai l’unico possibile. Potete cancellare le tracce del nostro passaggio, i nostri valori, potete chiuderci la bocca col vostro scherno, col vostro schifo e con la vostra beneficienza. Ma non potete cancellare le possibilità. Lo sapete meglio di me, in fondo, che poteva andare diversamente. Che quella che chiamate ragione è solo uno tra i tanti modi di pensare, che quella che chiamate intelligenza è solo una tra le tante abilità che fanno di una persona una persona capace, che quello che chiamate successo è solo il frutto di un favoritismo tra simili arroccati in un monopolio costruito con la forza. La vostra esistenza e il senso della vostra vita sono contingenti proprio come i nostri, anche se voi avete costruito degli esclusivi palazzi e miti per nascondervi da questa spaventosa verità, con la cui ombra oscura, inquietante e traditrice noi invece conviviamo spalla a spalla. Forse è proprio per questo che, nonostante tutto, vi facciamo paura.
Firmato
Una perdente